«Potente come tempesta, Bora ride di gusto per la città vuota. Avanza divertita tra la luce di un lampione e l'altro, mentre posa le sue mani su muri e strade, lampioni e cartelli, colpendo ogni cosa con il suo gelido tocco.
I pochi e indifesi uomini che incontra li tortura rubando cappelli, gonfiando abiti, gelando ossa e anime. La sua risata acquista ancor maggior vigore e il suo canto si innalza sopra i tetti della città: divertito ululato tra un palazzo e l'altro. I suoi versi cancellano le nubi non sovrastati dal fragore del mare. A ogni altro suono la sua potente voce rende sordo ogni sfortunato, impreparato alla sua venuta.
E Bora ride. Ride come la ragazzina che non è mai stata, saltellando da un comignolo all'altro con alle spalle una scia di nevischio scintillante.
Solo nel momento in cui il suo spirito è appagato e sazio di divertimento, Bora si ferma. Lascia le braccia libere di cadere sui fianchi e svanisce lentamente tra le onde, con un ultimo sbuffo di bianca neve»